In ogni atto comunicativo, possono essere utilizzati moduli numerici e/o analogici.
La comunicazione analogica è forse quella di più facile comprensione, e riguarda tutto ciò che afferisce alla sfera del non-verbale. Quando, ad esempio, si comunica tramite immagini, gesti, e simili, si sta mettendo in atto l’aspetto analogico.
Dall’altra parte, il linguaggio verbale, le parole, fanno parte del modulo cosiddetto numerico, o digitale, se preferite. Questo perché, secondo Bateson e Watzlawick, le parole sono dei segni arbitrari, che non rappresentano qualcosa di specifico, che non sono correlati con l’oggetto che indicano, ma possono essere manipolati da regole linguistiche, sintattiche e lessicali. L’esempio principe è pensare alla parola tavolo: ognuno riuscirà a comprendere, con più o meno precisione, a cosa ci si sta riferendo, tramite una descrizione dell’oggetto, ma la parola in sé veicola un’immagine unica in ogni persona, poiché ognuno avrà la propria idea di tavolo.
La comunicazione analogica è, tra le due, quella più immediata, più semplice, che utilizza un “linguaggio” simile tra i comunicanti, che hanno un’immagine ben precisa di ciò che si stanno dicendo: se vediamo qualcuno che scuote la mano in segno di saluto, non è importante che lingua parli, ma comprendiamo con facilità cosa intende dire. Contemporaneamente, però, può risultare più ambigua, proprio a causa della mancanza di sintassi, o indicatori para-linguistici che possano chiarire e arricchire la comunicazione.
Per questo, la comunicazione numerica ha dalla sua maggiore capacità di astrazione, può esprimere pensieri complessi, argomentazioni lunghe e colorite con la massima chiarezza. Di contro, se non vi è una buona relazione già instaurata tra coloro che comunicano, oppure se si tratta di codici e lingue diverse, presenta, molti più limiti rispetto a quella analogica. Come distinguere, ad esempio, se un pianto è di gioia o di dolore?
Quindi? Bisogna utilizzare lo schema analogico o quello numerico?
La chiave, in ogni comunicazione, è utilizzarli entrambi, in correlazione, poiché tutti e due sono incompleti ed inefficienti se presi singolarmente, ma in coppia possono aiutare nella piena comprensione dei contenuti comunicativi e della relazione stessa.
Il quarto assioma nella comunicazione tra genitori e figli
Se, ad esempio, esaminiamo un rapporto mamma-figlio-di-cinque-anni, vedremo che il bambino parla molto e chiede spesso spiegazioni, utilizzando il canale verbale che sta ancora scoprendo e che lo interessa molto, per questo il genitore darà più spazio alla comunicazione numerica, che permette al bimbo di imparare ed esprimere i propri sentimenti e pensieri liberamente.
La stessa situazione con un figlio adolescente sarà differente, poiché quest’ultimo avrà, tendenzialmente, poca voglia di raccontarsi, soprattutto al genitore, col quale si trova in conflitto, e quindi verrà sfruttata maggiormente la modalità analogica, per creare una relazione che funzioni, con il minor numero di parole possibile.
Contemporaneamente questo modulo permetterà di porre attenzione alla comunicazione non verbale, aumentando la sensibilità del genitore. Quindi, mamme e papà, preferite l’una o l’altra modalità a seconda delle età, delle vostre attitudini e del rapporto che avete con i vostri figli, ma ricordate di non utilizzarne mai una sola in via esclusiva, poiché potrebbe restringere notevolmente la vostra capacità di comunicazione.