Se il primo assioma della comunicazione dice che è impossibile non comunicare, il secondo assioma della comunicazione tra genitori e figli dice che «ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione in modo che il secondo qualifica il primo ed è quindi meta-comunicazione».
Meta-comunicazione sembra una parola altisonante, anche un po’ spaventosa, per certi versi, ma, cari genitori, non fatevi intimorire, il concetto in sé è più semplice di quanto appaia. Questo assioma suggerisce che in ogni episodio comunicativo vi sia un’informazione che viene trasmessa, ovvero un messaggio, ed un comportamento, ovvero il modo in cui tale messaggio viene comunicato, il quale definisce la relazione tra i comunicanti.
Notizia e comando
In questo caso interviene un altro esponente della scuola di Palo Alto, Gregory Bateson, il quale introduce i concetti di notizia e comando, due aspetti, a suo parere, fondamentali in ogni comunicazione umana. L’aspetto di notizia riguarda il contenuto del messaggio, mentre l’aspetto di comando il tipo di relazione che intercorre tra chi comunica. Ogni messaggio, infatti, potrebbe essere visto oggettivamente, come se lo stessimo leggendo, ma non sempre è altrettanto semplice comprendere a quale ambito si riferisca. Ad esempio, proviamo ad immaginare di vedere scritta la frase seguente: “vai a casa”. Non possiamo capire, solo leggendo, se si tratta di una raccomandazione detta con amore da una madre ad un figlio, oppure l’invettiva di un gruppo di tifosi nei confronti del loro idolo sportivo. Nell'infanzia come nella vita in generale sono, quindi, molto importanti gli aspetti metacomunicativi, come il contesto o l’intonazione con i quali viene trasmesso il messaggio in sé.
I toni sono importanti
Se diamo un’informazione in modo arrogante, scostante, eccessivamente critico e non utilizziamo un linguaggio corretto, rischiamo che ai nostri figli arrivi qualcosa che non pensiamo realmente e che reagiscano, di conseguenza, con atteggiamenti non opportuni, quali aggressività, apatia o passività.
È importante, mamme e papà, che chi comunica sia consapevole di questo aspetto.
Gli atteggiamenti meta-comunicativi provocano, spesso, reazioni più evidenti, che non il contenuto stesso della comunicazione. Provate a pensare a quante volte vi sarà capitato di infastidirvi, per il tono con il quale i vostri figli vi hanno risposto. Può essere stato un “sì” palesemente svogliato alla richiesta di fare i compiti o sistemare la camera, oppure un silenzio corredato di sbuffi e trascinamento di piedi alla richiesta di lavare le mani o apparecchiare la tavola.
Siate un esempio
La metacomunicazione rivela ben oltre quel che vorremmo dire, e, se agiamo d’impulso, soprattutto nei confronti di bambini molto piccoli, rischiamo che il messaggio che arriva loro sia molto distorto e che ciò si ripercuota sulla vita quotidiana. L’esempio migliore che un genitore può fornire ad un figlio è di ponderare con la dovuta attenzione le parole e pensare prima di reagire, soprattutto nei confronti delle provocazioni che bambini e ragazzi sono specialisti nel mettere in atto!