Le mappe mentali sono forme di rappresentazione grafica del pensiero, e sono state teorizzate dal cognitivista inglese Tony Buzan, il quale ha preso spunto dalle metodologie per prendere appunti. Spesso vengono confuse con le mappe concettuali, ma sono profondamente diverse, sia per quanto concerne la struttura, che per il modello realizzativo e gli ambiti di utilizzo.
La struttura con cui viene creata una mappa mentale, infatti, è gerarchico-associativa: i collegamenti (connessioni) che si possono creare sono gerarchici, sotto forma di ramificazioni, e collegano un elemento a quello che lo precede o lo segue; oppure associativi, che collegano punti diversi di una mappa.
In concreto, se guardiamo una mappa mentale, possiamo vedere un argomento centrale dal quale partono tutti i collegamenti. La grafica non è fissa, geometrica, ma creativa, artistica…ognuno può utilizzare simboli, disegni, collegamenti, colori a seconda del proprio estro e di ciò che può essere più facilitante per il singolo.
Per lungo tempo, a seguito proprio della loro grafica, le mappe mentali sono state appannaggio quasi esclusivo dei creativi, degli “artisti” o degli inventori.
Dato che fanno leva soprattutto sulle capacità creative personali e di gruppo, sull’inconscio, sull’innesco di processi mentali spontanei tramite colori e immagini, sono particolarmente efficaci come strumenti di annotazione e di apprendimento e durante la costituzione di gruppi di lavoro.
Risultano, invece, meno efficaci, nel rappresentare la conoscenza acquisita, e dunque vengono poco sfruttate in ambito scolastico. Si può dire che rivestono un ruolo di rilievo in fase di studio e di comprensione, ma scarso in fase di ripasso e recupero delle conoscenze.
Come le mappe concettuali, però, anche le mappe mentali possono trovare applicazione come strumento facilitante nel dsa (disturbi specifici dell'apprendimento). E, in ogni caso, è bene che gli studenti ne conoscano l’esistenza e le potenzialità, così come i genitori. Sul web si possono trovare molti esempi di professionisti che, nel proprio lavoro, sfruttano con successo le mappe mentali.